MARATONE E PRIMAVERE

Primavera, tempo di maratone cittadine: passano da casa mia e bloccano la circolazione quelle tre o quattro domeniche fra marzo e maggio. Può piacere il fiume festoso e colorato di atleti e supporter lungo i viali come può infastidire il non riuscire ad uscire con l’auto dal proprio garage fino alle tre del pomeriggio. Quest’anno però queste manifestazioni popolari mi hanno fatto ripensare a Kathrine Switzer (foto), la prima donna che, nonostante osteggiata dal comitato organizzatore contrario ad una competizione mista, riuscì a correre la Maratona di Boston nel 1967 (pare ce ne fosse stata una anche l’anno prima, Bobbi Gibb, ma non si risale oltre il 1966 comunque).

Donne che osano, sfidano la “conformità” o semplicemente inseguono le loro passioni, e che grazie ai loro successi diventano, più o meno consapevolmente, un Role Model,ossia un modello per le altre, specie le più giovani in cerca di un confronto, di un’ispirazione a fare bene, a migliorare se stesse ed il mondo.

Ma se analizziamo i successi ottenuti da queste donne “non conformi”, ci tremano un po’ i polsi a pensare alle “maratone” che hanno dovuto fare…

In un avvincente volumetto scritto da Maria Rosa Patanè, “La scienza delle donne”, potete trovare ad esempio molte storie di donne che si sono dedicate alla matematica ed alla scienza in genere perseguendo con determinazione, e a volte con ostinazione, il loro acceso interesse per la materia destreggiandosi fra parenti o istituzioni che le ostacolavano e rimanendo al contempo concrete, generose e capaci di sentimenti profondi per i propri cari.

Anche Chiara Burberi e Luisa Pronzato hanno messo l’argomento al centro di una loro stimolante pubblicazione, “Le ragazze con il pallino per la matematica”, raccontando come la tecnologia ed il ragionamento matematico siano state la strada per la realizzazione personale di molte donne e soprattutto possano esserlo per molte altre ancora, perché, almeno da noi, sono ancora molte le ragazze che non scelgono una facoltà universitaria di tipo scientifico (le cosiddette STEM) per timore di non esserne all’altezza.

E’ in buona sostanza anche una questione di fiducia in se stesse: un uomo si candida per una posizione anche se ritiene di avere solo il 60% delle competenze necessarie, la donna lo fa solo se è sicura di averne il 100%. Tuttavia le ricerche internazionali di Zenger Folkman società che studia attraverso evidenze empiriche nelle organizzazioni le caratteristiche distintive della leadership, ci raccontano già dal 2011 che le donne sono superiori agli uomini, nel quasi 90% delle cosiddette “competenze differenzianti” ossia quelle che fanno la differenza fra un leader eccellente ed uno mediocre.

Allora cosa le frena? Oltre l’autostima intendo? Forse non sanno valorizzarsi? Probabilmente molti altri fattori che sarebbe un peccato banalizzare nelle poche righe di questo articoletto. Però una cosa emerge con chiarezza dalle ricerche di cui sopra: le donne non hanno ancora la capacità di prospettiva e visione strategica dimostrata dai loro colleghi.

Good point. E allora che si fa? Beh si corre la maratona di primavera!

Come stanno facendo da una settimana a questa parte le 47 donne di talento che oggi ricoprono posizioni di middle management in aziende di vari settori presenti in Italia, partecipanti al programma Accelerating Path di ValoreD. Da marzo a giugno, saranno in aula e faranno community per apprendere, fra l’altro, a costruire un business plan, ad essere un leader globale e gestire un team internazionale, a diventare visibili nell’organizzazione e role model per altri (uomini e donne).

La primavera è arrivata, non ci resta che correre! E l’auto? Pazienza, domenica mattina starà in garage.

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